SunLife Scrapbook

We have a dream: un diario quasi quotidiano della vita "sotto il sole"


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Porta Sant’Antonio

Era quella  che guardava l’attuale stradone di Porto Torres.
Nel 1295 veniva chiamata de Sanctu Flasiu (San Biagio) perché conduceva alla chiesetta antichissima di questo nome. Più tardi fu ribattezzata di Sant’Antonio, per la vicina chiesa omonima ricostruita per i frati Serviti.
Nel 1540 la porta di Sant’Antonio era chiamata Porta Regia. Nell’agosto del 1613 il Consiglio maggiore deliberò di cambiar posto alla porta Sant’Antonio, aprendone un’altra fra le due torri, affinché fosse in prospetto della via maestra.
Per molto tempo la chiave di questa porta fu affidata al guardiano che abitava nella casetta vicina, e per poter aprire con prontezza i battenti, quando durante la notte un improvviso acquazzone minacciava di allagare tutte le case di quel rione.
Alla fine del XVIII secolo la chiave fu ritirata dal Governatore, tanto che nel 1781 venne incaricato un ingegnere per scongiurare il pericolo allagamento.
Nel 1806 quando entrò trionfalmente da questa porta il re Vittorio Emanuele I per far visita alla città di Sassari, i Consiglieri chiesero il permesso al Re di battezzare la porta con il nome di Porta Regia. Il Re concesse la grazia, ma la porta continuò a chiamarsi porta di Sant’Antonio, fino a quando non venne demolita nel 1866.

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Anita


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Sant’Apollinare

E’ la quinta parrocchia, nell’ordine indicato nell’atto di Dorgodorio del 1278; l’unica a cui non fu applicata allora nessuna rendita, ne terreni.
Sorge nel rione più antico della città, dove è tradizione che Sassari abbia avuto la sua prima culla, ma anche l’origine di questa chiesa che si perde nella notte dei tempi.
Fu colpita dall’incendio la notte dal 13 al 14 dicembre 1651, crollò la chiesa antica  la quale fu ricostruita più ampia e rendendola più moderna, più nobile e preziosa di quella antica. Anche se la chiesa fu ingrandita quattro anni prima dell’incendio.
La facciata fu mantenuta perché è di stile gotico, fu riedificata nel XVII secolo e ricostruita nel 1906.
La storia misteriosa del crocifisso miracoloso, per la quale la Città di Sassari ha tanta venerazione, da tempo antichissimo. L’incendio avvenne per disattenzione del sagrestano nell’accendere le candele dell’altare, si sviluppò durante la notte improvviso e talmente violento che ben presto tutta la chiesa fu un rogo.
La nicchia fu carbonizzata e il prezioso simulacro del Salvatore fu trovato in parte bruciato, e in parte tizzoni.
Quando fu restaurata la chiesa di Sant’Apollinare, il simulacro fu affidato alle Monache Cappuccine, e collocato nel Coro prospiciente al presbiterio. E rimase per otto anni.
La tradizione vuole che questo Crocifisso toccasse miracolosamente le sponde di Porto Torres, dentro una grande cassa ermeticamente chiusa. L’arcivescovo ne prese possesso, e venne trasportata a Sassari sopra un carro a buoi, ma passando nella porta di Sant’Antonio, i buoi si fermarono ed allora capì che il Simulacro voleva essere collocato li. Da questa tradizione si deduce che il Crocifisso non può essere anteriore al 1441, anno in cui avvenne la traslazione della sede metropolitana da Torres a Sassari.
Il Cristo è nero, lucido, verniciato.

 

 

Anita